domenica 3 aprile 2011

Alzandosi dal letto si accorse di non avere con se alcun ricordo della giovane ragazza che riposava, fino a un momento fà, al suo fianco, distesa come un tronco abbattuto dall'ascia di un nerboruto amante. Depose i piedi in comode ciabatte, che offrivano un riparo dal gelido pavimento che in quei giorni invernali era ricoperto, al mattino, da un leggero velo di brina, e incamminandosi scoprì nuovamente il lungo corridoio che lo depose nel bagno dove una luce si accese all'istante. Non poteva certo dirsi un nerboruto amante, ammise rimirandosi allo specchio che lo tagliava giusto all'altezza dell'addome, lì dove una volta si prese cura di un'arnia con notevole impegno e dispendio di energie fisiche, tanto che, una volta le api sciamate verso un destino che a lui restava ignoto, fu costretto a restare a letto muovendo solamente, di tanto in tanto, i polmoni per non dover abbandonare innanzitempo la vita che pareva dovergli riservare qualche altra sorpresa. Non che lo entusiasmassero le sorprese, ma tant'è che una volta deposto alla vita, non trovava giusto privarsene innanzitempo. Lo specchio, attraverso il quale rifletteva sulle qualità che avrebbe dovuto dissimulare, sempre che ne fosse proprietario, per mantenere quella posizione sociale che il suo lavoro gli assicurava, posizione che in cuor suo immaginava come un punto ben radicato nello spazio e trascendente il tempo, almeno nella prospettiva che lui aveva adottato, un punto che, nonostante fosse simile a molti altri punti, era dotato di una essenziale prerogativa, era il suo punto di equilibrio che non poteva certo mancare di mantenere. Lo specchio, gli pareva anche ora, nonostante fosse passato qualche istante immerso in questi suoi pensieri, si era come irrigidito e inorridito dimenticandosi di riflettere la figura che, accostatasi al suo fianco, pose delicatamente le dita sulla sua guancia come se una foglia si fosse appena staccata esaurendo tutta la sua vitalità nel tragitto che forze soverchianti avrebbero posato in qualche angolo di mondo. Ora l'angolo di mondo era quella guancia e una mano aperta a rifiutare qualsiasi condiscendenza. Sarebbe tornata questa notte, qualche presagio glielo faceva supporre, sarebbe tornata e forse lui sarebbe stato quella ragazza stesa come un tronco abbattuto da un amante nerboruto, e lei, l'amante nerboruto, alzandosi dal letto, si sarebbe incamminato lungo il corridoio arrestandosi allo specchio nel bagno, dopo che una luce si fosse accesa, riflettendo su quanto ordinaria gli fosse apparsa quella situazione, seppur nulla si ricordasse di quella giovane ragazza che ancora dormiva nel letto, neppure quando, senza rendersene conto, una mano posandosi sulla sua guancia lo avesse costretto a gettarsi dall'altra parte del pozzo, quella che guarda le stelle incendiarsi e gli amanti gettarsi.

" otherside "

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