venerdì 1 aprile 2011



Si sta facendo sempre più tardi; nonostante gli orologi siano fermi da un po', il sole a mezz'aria sospeso e immobile da un po', il mio sguardo a raccogliere un segno di vita, un solo palpito, ma il cuore fermo e immobile a mezz'aria nonostante tutto si sta facendo sempre più tardi. Le pareti si osservano in me, che idea si potranno mai fare di loro stesse? Del riflesso che respingo con moti di disperazione? O disapprovazione? Le onde tornano indietro senza lambire nessuna battigia, nonostante tutto, nonostante gli orologi fermi e il sole a mezz'aria e il cuore fermo e l'universo raggelato e il silenzio dei luoghi senza tempo, le onde hanno moti senza fine. Non sono morto, non ancora. Credevo di esserlo, e che fosse sempre più tardi per qualcosa, ma ora comprendo e delineo gli avvenimenti con i giusti palcoscenici, le comparse, gli attori, il regista, il pubblico composto da pareti bianche e solidali. Dev'esser stato qualcosa, qualcosa che urgentemente richiama la mia attenzione, a provocarmi questo stato di coscienza senza più tempo. Senza più tempo... sento un filo di vento avvolgersi attorno al mio collo e tirare sino a farmi mancare l'aria... mi manca l'aria, mi manca il tempo, le cose attorno a me richiamano l'antichità e l'orrore dell'estinzione. Un petalo di luce adagiandosi sul mio cranio s'inabissa fondendo le pareti come fosse un minuscolo granello di sole dall'elevata densità, affonda, brucia e sento fresco, sento una cascata colmare i sentieri della circolazione del mio sangue. Forse non è ancora troppo tardi. Devo raccogliermi, raccogliere le mie forze dal cesso dove ho vomitato l'anima intera e guardarmi attorno, proiettarmi nel mondo, là dove gli orologi rincorrono il sole sopra l'orizzonte dello sguardo di una terra antica e segreta.

" E' per questo che ti ricordo il viaggio che non facemmo a Samarcanda, perchè quello sì che fu vero e nostro e pieno e vissuto.... come dice quel filosofo di cui ti parlavo, la memoria rievoca il vissuto, è precisa, implacabile, ma non produce niente di nuovo: è questo il suo limite. L'immaginazione, invece, non può evocare niente, perchè non può ricordare, ed è questo il suo limite: ma in compenso produce il nuovo, un qualcosa che prima non c'era, che non c'e' mai stato." ( Tabucchi, si sta facendo sempre più tardi)

" the days that never comes "


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