giovedì 30 giugno 2011

 Nella confusione creata dalla crepa che dal cielo si allungava per tutta la superficie terreste come un eterno lampo oscuro gridai con quanto fiato avevo in gola e attesi in silenzio che qualcosa tornasse indietro. Non ho alcun rimpianto da gettare come una monetina nella fontanella esprimendo un desiderio, non ho mai fatto posto nel mio torace a qualche altro cuore, non ho mai condiviso le gioie e le pene gli affanni le miserie e le gioie e le pene e gli affanni e le miserie. Nella confusione che scaturì da quell'evento anomalo defilai ogni ricordo in quella voragine che al momento si limitava ad inghiottire qualsiasi cosa si trovasse in mezzo sopra sotto e nelle immediate vicinanze. Attesi che gli eventi prendessero una qualche forma, come se fossi sdraiato s'un prato ad osservare le nuvole; non sò perchè ma qualcosa doveva pur uscire da quell'immenso ghigno che i satelliti ripresero per tutta la circonferenza terrestre. Le immagini scatenarono panico e fauni. Esseri mai visti se non immaginati sgorgarono fuori come zampilli da una fontana, essere mai immaginati se non visti si riversarono traboccanti sulle strade e nei cieli lasciando attonito e stupefatto ogni umano che in quel momento si chiedeva se non stesse per caso impazzendo. Io non me lo chiesi. Nemmeno stupii. Era la fine, la nostra fine, l'epilogo di un umanità che si era creduta reale mentre non era altro che il frutto e la polpa dell'immaginazione di questi esseri che noi credevamo di aver inventato popolando storie e racconti e fiabe e leggende che tramandavamo da millenni. Si stavano svegliando dal lungo sonno, creature magnifiche e terrificanti:uno dopo l'altro ogni altro essere che fino ad allora aveva abitato la superficie terreste svanì in un plof come una bolla di sapone sfiorata dalla punta di un ago.

.... " provavo per me una sorta di rabbia da tossicomane, la rabbia di un uomo redento che si risveglia davanti ai resti della sua serata - una pipa da oppio annerita, una fiala fredda e imperlata di etere -, ma che sente dentro di sè, attanagliarlo dopo il primo rimorso, la bramosia di quegli oggetti agognati; e già il suo braccio si allunga per afferrarli. Dovevo vederla. Perchè le avevo detto che l'amavo? ..." (le confessioni di max tivoli)

2 commenti: