martedì 21 giugno 2011

la pioggia che unisce disperde. La pioggia li unì sino a disperderli, li disperse sino ad unirli. La pioggia ha il viso stravolto di un clown impazzito. La pioggia tamburella sulle palpebre, colma le orbite vuote. Non mi guarda, non ci guarda, uno strascico di pensieri ai piedi come se evitasse deliberatamente di affrontarci. Si chiude in bagno. Il cuore è improvvisamente impazzito, velocemente batte un tempo a cui a fatica il respiro tiene dietro. Il cuore martella e non entra più aria. Il petto vibra e non entra più aria. Non entra più aria aria aria aria aria aria aria
E' strano quel corpo, come reagisca improvvisamente a un dolore che nulla ha a che vedere con la carne. Con la sostanza. Non entra più aria solo esce pioggia solo piove piove piove e il bel tempo si profila alle spalle del minotauro. Si accascia come un frutto maturo, marcisce, guarda le formiche attraversarlo addentrarsi addentarlo portandosi via fila dopo fila fra le fauci brani di storie interrotte. Un filo di sangue riconosce l'uscita dal labirinto.
 


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