domenica 12 giugno 2011

Si sieda, disse il terapeuta al paziente, insolitamente nervoso, che varcata la soglia cercava un appiglio dove arrestare la cosciente fase rem dei suoi occhi. I suoi occhi. I propri occhi.
Sedette affondando nella morbida poltrona di pelle d'iguana masticando amaro e fiele. Sibilando quasi. Si sieda, come se non fosse ovvio sedersi davanti al proprio terapeuta. Suo. Proprio. O sdraiarsi? Non avrebbe dovuto sdraiarsi? Almeno da quel che lesse e vide in tv sembrava che quella fosse la prassi, comunque, poco importava, avrebbe comunque lasciato defluire il sangue sino a colmare lo studio di un vivido rosso plasma. Aprì bocca, pesce come un muto. Ritentò e andò meglio... rinfrancato colpì ogni suono prodotto dalle sue corde vocali con tal violenza da irretire il padiglione auricolare del terapeuta e dalle pareti della stanza emersero lividi ed ematomi propagarsi a macchia d'olio. Scivolando via... ha ragione sa? - iniziò veemente - ha ragione quella corda che si stringe intorno al mio cranio, devo mostrarmi immaturo! Immaturo!! E soprattutto immedesimarmi nella vittima si, vittimismo per me ondate di salutare vittimismo!! Quanto mi fa star meglio, quanto mi fà sentire meglio, ne ha idea? No, lei non ha idee, non fugge dalle idee perchè non ne ha io invece ne sono sommerso e devo fuggirle per non lasciare che nessuna prenda il sopravvento e comunque non ha importanza ora. Volevo che fosse importante, l'avevo più volte rivissuto dentro me prima di viverlo come un evento importante, almeno per me, da condividire con coloro che vi avrebbero partecipato, perchè era comunque importante per me, lo capisce? Reitero il concetto perchè avendolo invesito di un eccesso di emotività non trovo adeguate parole che possano rendermi chiaro.. lindo... torbido.. sarò torbido, non avrà più alcuna importanza qualsiasi altra manifestazione pubblica che esiga da me partecipazione e allegria. Perchè? L'immaturità del mio comportamento è ora la chiave. Perchè dovrei felicitarmi di voi quando avete deliberatamente torto il collo alla mia gioia, di quel momento, di quel momento, di un momento.. questa è una pietra, una delle tante che chiude un fosso dove ripongo un altro pezzo di quella che viene chiamata condivisione sociale. Lapidi contrassegnate da simboli chiari solo a me. I buoni sentimenti. I buoni propositi. La condivisione sociale. Non me ne fotte un cazzo. Capisce? No? Non è importante che lei capisca, lo so bene, lei è solo un cesso dove versare un profluvio di incongrui pensieri, non è cosi? No che non è così, ma anche se fosse non sarebbe male, anzi... mi basterebbe ora alzarmi e tirarle l'orecchio perchè tutto venga inghiottito dalle fogne lasciando questo luogo fresco e pulito, se non fosse quel lezzo persistere a  ricordarmi che devo applicare la mia immaturità e troncare sul nascere ogni debolezza che possa condurmi a felicitarmi con voi, con lei, con loro, a lasciarmi circuire da qualsiasi clima festoso. Sono stato maledetto. E porto fra voi la mia condanna.
Si alzi, disse il terapeuta al paziente, solitamente calmo, come se si fosse colmato d'un proposito che non ammetteva repliche. Solo prime visioni.

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