lunedì 4 luglio 2011

Giove e la sua corte.
Tu e la tua sorte.
Io e la mia... spalanchiamo le porte.
Entra una figura dimessa, senza profferir parola si rivolge ai presenti intenti a ficcarsi spilli nelle dita:" superfluo, io, i miei pensieri, il battito del mio cuore, superfluo.Sarà l'autunno alle porte, sarà il vuoto che dilaga sottopelle, come sangue che non trasporta alcun nutrimento, sarà solo qualcosa di passeggero, senza cinture allacciate, senza alcuna cognizione della meta, portato dalle correnti come il cadavere di un pesce, muto e muto"
Sopravvive un caldo affresco d'arancione all'orizzonte. Si placa nel giallo. S'intuisce l'azzurro addormentarsi. Una placida coltre oscura risucchia il giorno. La marea della sera s'innalza versandosi fra lo stomaco della terra e la fronte di un cielo orfano di pittori e sognatori. Chiede le mie generalità. Hai il mio volto, cos'altro? Diniego e volto le spalle all'ufficiale. Impreca. L'ufficiale è un assassino. Io fumo hashish. Avverte la mia noncuranza. rilassamento. Attenuazione di qualsiasi sua importanza. Generalmente accomodo. Educatamente. Vuole sedersi, sul tombino? qualcosa da bere? O getto tutto disordinatamente. Entropia mi segue senza farsi vedere sbirciando dal ciglio del suo volto. Mente tace cuore non duole. Disquisiamo terga a terga. Un duello. L'assassino è ufficialmente l'opinione corrente. Comune. Un blackout e salterebbe. Qualcuno lo paga per i suoi servigi? Non credo... avrà fede e s'accalora. Suda e sbraita. Generalizza, imbeccato dai suoi superiori. Da buon relativista controbatto colpo su colpo. L'erba è la mia superficie preferita, ma ormai si è perso il tocco lieve e grazioso e si spara prima del chivalà. La tensione sul suo volto è una maschera disfatta. Io.. non sono solo sottigliezze, anche se composto un fiume caldo scorre dalle mie labbra, corazzato da argini gravi e dagli angoli ovattati. La collettività gli ha demandato il mio fermo. Bene, stiamo immobili e disabitati. Sarò fagogitato? Mi rigettano... si difende strenuamente. Vede nemici ovunque. Ed io sono la sua vittima succulenta. Facciamo due passi avanti. Lo spazio frapposto è una lastra di vetro. Ognuno vede sè stesso. La luna si volta. Assiste come d'incanto. Ancora due passi e due ancora. L'altro è come sfuocato. Come un tramonto. Io.. io raccolgo alla fronte una cascata di stelle precipitare. Altri passi. Frequenti come il battito del cuore. Nulla si frappone alla nostra decisione. Giorni notti. Roventi piovosi. Fioriture. Letarghi. Altri passi. Senza tregua e ostacoli. Sembra farmi un cenno. Mi riconosce. Ricambio. Siamo così vicini da poterci toccare. Quasi per sincerarci sembriamo allungare un braccio si ritrae la mano. Cediamo. Come se dovessimo mantenere la distanza e la vicinanza. Solo un colpo potrebbe farci aderire. Solo uno.

2 commenti:

  1. per chi scrivi? lo zero è qualcosa di affascinante, non è un numero, è un'assenza, una mancanza... e l'uno?

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  2. l'uno o l'altro è lo stesso, fammi accendere dai..

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