martedì 26 luglio 2011

La graffettatrice distesa e il principio di un oracolo. Non ha compreso del tutto quello che le stringhe hanno pronunciato questa mattina. Buttata lì, come se non potesse esserci seguito e senza una corretta preparazione che predisponesse Mirto a coglierne il senso per uno suo scopo personale. Ma il piano inclinato e le ultime lettere sono scivolate via senza residui o impronte vocali. Ha stretto legami con vittime dissimulate. Non ha altro al momento da offrire, l'estenuante ricerca di un luccichio negli occhi che baciandolo ora guardano altrove. Di lato, come a verificare che tutto sia in ordine. A posto. Come se baciandolo si posasse un momento altrove... un momento e altrove... altri tempi e altri luoghi.. la voce stride, è corruciato il petto e la fronte zampilla dai fori vene asciutte e prosciugate d'ogni nutrimento. L'ossigeno ritarda. L'odore ritrae le molecole. Ogni oggetto bisbiglia e trama incomprensibili, al momento, confessioni. Uno di essi presa la parola pronunciò quanto riporto:

"Aspetta figlio caro, non temere le rovine, i ruderi, presto la natura s'impossesserà di loro come se l'uomo non avesse mai costruito nulla, come se l'uomo non avesse mai distrutto nulla. Aspetta figlio caro, il tempo del raccolto si avvicina. Tuberi e mine antiuomo. Cedri e grappoli di bombe penzolano quasi maturi dagli alberi. Aspetta figlio caro. Aspetta... presto la natura ricoprirà i nostri timori, presto non avremo più motivo di aspettare. Accogli figlio caro, le radici e i semi, le spore il sole e la pioggia. Non muoverti. Sii immobile come se fossi senza tempo. Presto non avremo più nulla da temere" ...Il figlio, figlio caro, affilando le costole, stride .."Vorrei che la mia lingua sapesse strisciare e insinuarsi gelida fiamma nelle vostre orecchie. Vorrei contestarvi e appropriarmi di voi. Vorrei raggiungervi e trapassarvi, spettro materiale e pavido. Vorrei qualunque cosa pur di non staccare stalattiti dal mio cranio denso e umido. Vorrei non distinguere le parole dal sangue. Vorrei non distinguere. Vorrei. Vorrei che le mie dita fossero tentacoli ed abbrancarvi... stritolarvi e un attimo prima che vi possa mancare il fiato gettarvi via. Vorrei ascoltare il mio profumo danzare e sopire lampi d'autunno. Vorrei galleggiare su queste pozzanghere di foglie gialle. Vorrei nascere. Vorrei fecondare la terra e divorarla in un sol boccone. Vorrei digerire i pensieri di un tempo. Vorrei graffiare la volta del cielo con unghie affilate di marmo. Vorrei lenire la tua sofferenza. Apro la bocca e inghiotto il male. Vorrei sputare sentenze e giudicare e cristo se vorrei dimenticarmi. Vorrei ricordare le tue memorie. Alle labbra. Come reminiscenti gocce di pioggia. Vorrei abbandonare la carne ed evaporare. Disperdermi. Come foschia... vorrei scovare l'anima collettiva e strangolarla e un'attimo prima che possa morire distenderla s'un letto d'altare degli dei d'avvenire. Vorrei generare dio, e ripudiarlo. Resuscitare la madre, e avvelenarla. Riscattare l'ideale dell'uomo. Vorrei cogliere lo stridio degli atomi, i pensieri di ogni cellula. Possedermi e violentarmi. Prendere il volo dalla mia fronte reclinata e distesa. Vorrei cogliere fiori e carcasse. Moniti e monili. Totem febbrili. Vorrei girare freneticamente attorno all'asse del mio equilibrio sino a perdere il senno. Ritrovarlo in un acino d'va. Vorrei affondare i piedi nei crateri della luna ed esalare un seme d'ossigeno e carne." Il padre, padre caro, su cui banchettano i vermi del tempo


" stripped "

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