giovedì 1 settembre 2011

I tre volti dell'uomo, le sue tre età, le sue afflizioni e debolezze che sciolgono come cioccolato al sole i muscoli i tessuti e lo scheletro che tiene insieme quel complesso caotico di inique apparenze. Ciò che mostra è un pensiero ricorrente: non mi scoveranno mai. L'unico pensiero che spande tentacoli in tutto il suo cranio, urticanti e affamati di considerazione. Assetati di riconoscimenti e lusinghieri baci sulle gengive. L'età emotiva, mai sviluppatasi e compressa e dimenticata si aggira all'incirca sui 4/5 anni, forse anche meno. E' un bimbo che pesta i piedi e urla. Non ha intelligenza, solo brutale e immediata soddisfazione di capricci. Ricci aggrovigliati di sentimenti. Insetti compressi uno sopra l'altro che sembrano confondersi. Il volto del suo corpo mostra approssimativamente la sua età, allenato e sottomesso all'esercizio, al costante sviluppo di una andatura agile e di un respiro ampio. Ma lievi tic nervosi tradiscono celati malfunzionamenti, sostanziali tremori affliggono un cervello che decadrà spegnendosi come una candela una sera d'inverno al chiaro di luna. E' già accaduto. Ma non ricorda. Il volto, l'ultimo volto è stanco da tempo immemore. Annoiato ed eterno. Rughe interrotte da bagliori di gemme. Una lunga barba su cui si frangono le onde del tempo. La sua unica gioia è vedere la tua mano allungarsi e posarsi su quel volto, volto che ovunque sul suo corpo si anima sorridendo giusto il tempo di morire continuamente.

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