venerdì 6 gennaio 2012

Nulla cede, se non dopo un urto. Urlo a squarciagola, lassù, un demone volterà, dei suoi mille visi, quello più enigmatico.
Montante dice di sentire delle voci, gli credo ma... sono un pò reticente a dirvelo, anch'io sento le voci e, una di esse, mi dice che mente. Montante è un impostore e io lo smaschererò. Ho un piano, elaborato nel tempo, e una chitarra che non uso mai... mi chiedo quale suono possa produrre spaccargliela in testa, un suono cieco che và a sbattere contro il cielo fracassandone l'intimità. Sì, un cielo è intimo, visto di notte sotto l'ampia gonna delle stelle e rapisce l'anima, checchè ne dica Montante e le sue voci di merda. Le mie ora tacciono, e mi dilungo, fra i tessuti del mio corpo, un corpo di terra e cielo, a sostentare le visioni cellulari. Eppure non tutto... no, Montante non ci dorme la notte, non ci dorme mai sul suo letto ma preferisce ficcarsi fra le crepe del suo appartamento in attesa dell'ispirazione; ormai le stanze son vuote, tutto quello che gli serve l'ha trasferito nelle crepe: le sente, come un dolce abbraccio di marmo rinfrescargli l'umore, umore sempre caldo il suo, tanto che d'inverno i gatti si rannicchiamo nell'arco contratto dei suoi spasmi... singhiozzi o vertigini muscolari, oppure la sublimazione della carne in vapore... Montante sceglie un libro a caso, il caso lo redarguisce imponendogli di preservare il suo segreto, che fatalità, Montante annuisce e legge, legge per mille e una notte ininterrottamente. La notte seguente sguscia via dal suo nascondiglio, suppone Nathan sveglio, sveglio e desto ad acchiappar forche, ci mozza la testa alle folli processioni del suo talento, il suo talento è l'irrazionale cura nel ritualizzare le sue pulsioni con meticolosa dedizione.  Ammiro Nathan, saprà disfarsi del margine dei suoi pensieri. Bussano alla porta, insistentemente, vado ad aprire come se non lo facessi, e in realtà non mi importa nulla, o meglio, è solo una compulsione. Montante è lì, appeso allo zerbino, lo faccio entrare e sedere, lui si siede e poi entra.
- Ho un peso al cuore
- Un lassativo, poi tira l'acqua
- Mulas, hai sempre voglia di scherzare... trovi in me qualcosa di strano?
- Nulla, a parte il fatto di trovarti quì. ti davamo per disperso.
- Ho avuto da fare... da disfare
- Cosa?
- Il bandolo della matassa!
- Ah, ti sei dato al cucito, ho giusto bisogno di qualche punto all'orlo del viso.
- Mulas, dov'è Nathan? E' ancora tutto intero?
- Beh, dipende dalla prospettiva da cui lo guardi, se paragonato a quel che era ti direi di no, ma... se solo prendiamo in considerazione l'annullamento totale a cui brama giungere potremmo ancora considerarlo tutto intero.
- Dov'e'?
- Dorme...
- Sai che è proprio quando dorme che compie quelle... quelle atrocità!
- Lo sorveglio.
- Dov'e'? Non lo vedo qui attorno.
- Montante, discostati un poco da quello che ti aspetti di vedere, cogli l'assurdo.
- E qual è l'assurdo?
- Che lui è dietro di te.
 Si volta e Nathan è li, alle sue spalle, appiccicato con un lembo d'identità carnosa alla sua poltrona preferita. Montante inasprisce la fronte, aggrotta la mascella e mi pare leggergli sul volto quel che pensa, e Montante pensa che avrebbe dovuto sospettare qualcosa, le voci sembravano inquiete ultimamente e la crepa nel mio appartamento ha bisogno di una passata di bianco e tutto quel tempo, quello spazio rannicchiato speso trascurato a cercare una soluzione, qualcosa che potessi applicare come un unguento alla sua anima nel tentativo di lenirne la sofferenza, ma tutte quelle formule e forfore e alchemiche processioni di nomi altisonanti non hanno portato a nulla, a quel nulla a cui aspira.Montante chiede se abbiamo un pò di vernice da prestargli, e un pennarello, un piccolo pennarello, da passarsi sull'iride. Se ne va dopo averci svelato le conclusioni a cui è arrivato tergiversando fra la consistenza e l'evanescenza delle cose, è tutta questione di spazio, di spazio e vicinanza dice uscendo e alzandosi





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