sabato 24 marzo 2012

fuggono verso l'ingoto da cui scappano inalando sostanze dagli aromi lussureggianti. Un caldo tepore scende per risalire dal ventre all'antro oscuro del cranio. Le scimmie zittiscono improvvisamente distogliendosi dai genitali e istantaneamente infuriano saltando da una sinapsi all'altra. Poi si placano nuovamente opponendosi l'un l'altra i pollici. Sotto i ponti del torace i gatti ingoiano dall'unico occhio aperto ogni principio di sommossa. Tutto ha il senso, tutto acquisisce una futile dimestichezza con il tempo che scivola su improvvisate lastre di ghiaccio. Siamo ancora al gioco. I dadi. Tutto ha un sesso, e anche il suo opposto. Ma ancora è un gioco. Non avremo gloria. Solo quello che spetterebbe a qualcun'altro. Giustizia indovina che ha manomesso i propri strumenti, arnesi del mestiere, lungo e calvo il mestiere del seduttore, e io non lo sono. Il mio mestiere, se così posso dire, è passare per qualcuno che la sa lunga, come le mie sopracciglia quando si corrugano esprimendo un vortice di pensiero che altro non è che un capogiro, e serro le mascelle degli zigomi come fossero mascelle. Ma son zigomi. Gli zigomi gemelli. Partirono per tornare quando non ci sarebbe stato più nessuno dei due gemelli ad aspettarli e tornarono per partire non appena i due gemelli fossero tornati. Una illusione. Tutto quel trambusto, alla fine eran sempre lì. Secolari. Millenari. Non ho mai conosciuto un millenario, credo che preferiscano restare nascosti. La tomba è qualche cosa che si profana. Lo avevano scritto sulle magliette. Indicando se stessi. La propria carne. Un foltito gruppo da macello. Lanciavano slogan che esplodendo diffondevano jingle pubblicitari che occupavano l'orecchio sino all'arrivo di un avviso di sfratto. Erano temerari. E arditi. E un foltito gruppo da macello. La protesta nacque da una insolita concatenazione di eventi. Riflettete, cosa vi sussurra lo specchio? Bourbon me lo dice sempre, e io rimango di stucco. Non ho ancora trovato modo di fronteggiare questo suo modo di spiazzarmi evacuando qualsiasi difesa dal perimetro della mia carne. E così immancabilmente mi si avvicina e si rovescia su di me disperando come una vecchia spugna alcolizzata sul fondo oceanico di un barile di whisky. E io odio il whisky i jingle e tutti i barili del mondo. E' una mia fobia. Come quella di Einstein. Non quello famoso, l'altro. L'altro aveva un modo tutto suo di gesticolare, non lo faceva affatto dandoti pensiero a volte di ipotizzare che fosse improvvisamente morto o raggelato e il prete avvicinandosi, c'è sempre un prete avvicinandosi, in ogni stramaledetta e orrenda storia che io abbia mai letto, e non ne ho ancora letta nessuna, ripromettendomi che questa che sto ora  scrivendo sarà la prima da cui potrò apprendere i rudimenti del mestiere. Quell'altro, cercando di tirare qualche filo a questa matassa, non aveva nulla d'inusuale se non il fatto di chiamarsi come quello famoso. E questa è fatta. Ora tagliamo il filo rosso il filo blu? Chiamo a casa. C'è Spread. Hei Spread, come va? Dammi una mano, cosa taglio? L'articolo. Mi dice l'articolo. Entrambi hanno l'articolo. Ma Spread è già andato, diffuso nell'etere di Bourbon. Si passa con disinvoltura una mano sui fianchi. Accorgendosi del bell'effetto appena ottenuto sul narratore prova a rifarlo con eguale destrezza. Faticosamente la mano raggiunge, stremata, i suoi fianchi aggrappandosi ai bordi strabordanti. Dammi da bere mi sbotta sul bancone dove brancolano le coscienze degli avventori. Appare risentito. Molto più di quello che l'autore lascia trasparire. Ma chi si cela dietro l'autore? Tanto da strabiliare la stampa con titoli d'effetto del tipo chi si cela dietro l'Autore? Ora non era più un autore qualunque, era l'Autore. Colui che  avrebbe oliato i meccanismi arruginiti del tempo e sferzato con polso avvezzo al comando le redini  della storia imputridita gobba e marcescente dispensando continuamente racconti. Come un disco rotto. Un vecchio scarpone. Era sbalordito. Le scimmie sbalordirono. Persino le formiche sbalordirono, recuperando poi il tempo perduto. E ora che non è piu avvenente e il mondo sembra schifarlo, ora lisi gesti e sdrucite parole agonizzano appena prima che possano essere espresse, ed espressi. Un caffè. Dietro l'angolo il pusher attende che io gli porti il resto di tutto quello che credevo fosse una perfetta armonia di volte e pareti e idilliaca convivenza. Mi bastava, lo disse come se non lo stesse affatto dicendo, mi bastava abbandonarmi al suo fianco, o giacere con il capo posato sul ventre, mi bastava e non mi terrorizzava l'orrore del vuoto che a squarciagola taceva in quello che si potrebbe ipotizzare un fondo dove giacciono tesori e contumelie. Ero salvo. Ero saldo. Ritenni di avere finalmente un senso, rendere quella pienezza che si riversava in me con gratitudine alla donna che mi colse, agonizzante, da una pozza di luce una notte con un retino da falene. Illuminato come una filamentosa costellazione di bacche, mi ci ficcai dentro tutto, io e tutto il resto, cogliendo more e lamponi dai rovi dei suoi capelli che la gravità mi rovesciava sul viso. Accecato da un eccesso di visibilità. Fuggono verso l'ignoto. Insieme, Bourbon, l'Autore, gli zigomi gemelli e quell'odioso barile di wihsky. Fuggiamo come conigli che non si riproducono. Abuso. Di ogni sostanza. Abuso dell'amore, della fiducia che mi è stata donata. Abuso della mia ingenuità ingannandomi continuamente. Avremmo dovuto lasciarci con una promessa che non sarebbe mai stata mantenuta, invece non ci promettemmo niente rivedendoci... ho seppellito sotto strati di risentimento il  tuo entusiasmo. E non capisco come possa piovere sul mio viso, se fuori il sole splende e Bourbon solleva gli zigomi dal barile dove un gorgoglio è l'unico lascito dell'Autore a un mondo rappresentato da una moltitudine folle e  abulica. Arrivederci amico mio, amore mio a presto, mio piccola oasi di terraferma inghiottita... Einstein, l'altro, si tirà su il bavero dell'impermeabile che deve ancora indossare e con passo malfermo resta al suo posto ad attendere il prossimo sbarco della luna. Ha fatto abbastanza spazio perchè possa atterrare senza causare troppi incidenti o situazioni pericolose. Addossati alla luna, ormai a un palmo dal suolo terrestre, i suoi occhi lo chiamano, avanti, avanti, avvicinati, il suo sguardo lo chiama a sè con melliflui sospiri. Einstein, l'altro, cambiando prospettiva saluta quell'essere insignificante e volgendo il naso all'insù sprofonda nell'antro oscuro di una vividissima luce pulsante. Pare che ora, ora che io sia morto, pare che ora che io sia morto tutto sia in sintonia con il battito del mio cuore.

5 commenti:

  1. la natura teme il vuoto, e tutta la natura lo teme. E lui, come può temersi? L'unico sentimento che ha saputo coltivare e riconoscere è la rabbia, una enorme energia che non ha saputo mettersi altri abiti. Nessuno viene ad aprire. Come ha potuto diventare quello che è? Ostenta, tutto quello che ostenta è una armatura, e tutte le armature appaiono solide e sicure e .. ma dopo tutti gli anni trascorsi a ostentare una figura metallica priva di qualsiasi vitalità lui ora è quella figura oscena. Lui sa bene che non vi è piu alcuna salvezza, lui sa bene di esser qualcosa che non sarebbe nemmeno dovuto esistere. Tutta la fragile anima di un uomo senza più anima. A volte le chiede di esser toccato, solamente per provarsi d'esser ancora vivo, a volte le chiede solamente un bacio. A volte desidera non averla mai incontrata così che lei possa avere una vita migliore, a volte desidera non averla mai incontrata così da non avere al mondo nessun ricordo di sè, nessun ricordo che qualcuno possa assaporare con nostalgia o amore

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  2. la mano sorregge la fronte trattenendo con scarso profitto l'esondazione in corso d'opera. Riversa colmando scempi la sua stanza. Una folata di vento improvvisa raccoglie un canto appena accennato da labbra che non ha mai dimenticato, seppur ancora non ha mai baciato. Lo sconosciuto linguaggio non ha ancora approvato la sua candidatura

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  3. Questo potrebbe essere il posto adatto per mettere su famiglia. Crescere i suoi datteri. Non capisce come alcune parole finiscano casualmente in quello che nella sua testa è un discorso chiaro e senza orribili toppe a vedersi. Si veste truccandosi ancora da giovane promessa. Alza il baricentro e si avvicina pericolosamente allo specchio, i cappellai sono tutti matti. Persone per bene e per male e per mano mari calamai non ho mai visto un calamaio dal vivo e credo che mi farebbe impressione versarne l'inchiostro s'un piatto appetitoso. Solo un gatto conserva la memoria. Solo un gatto l'ha riconosciuto. Nero e verde. Verde e nero. Ha allungato la zampa col suo mordibo cuscinetto a fargli dono della strada che ha messo anche oggi sotto le zampe. Questa è la sua filosofia, di essere che ubbidisce solamente alle leggi del proprio istinto. Un istinto che in alcune situazione differisce da quello degli altri gatti infatti lui chiama quel nome con un dolce miagolio e gli allunga la zampa. Gratitudine. E' grato a quel gatto. Ha appreso a strusciarsi sotto le luci della notte

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  4. spirito d'iniziativa, ecco quel che manca. Ho chiamato la migliore medium in circolazione. Mi ha suggerito di dare un nome allo spirito d'iniziativa, così da cominciare un rapporto su una base di amicizia e fiducia. Come si sceglie un nome? Che nome hanno i nomi?

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  5. In natura nulla è sconveniente e tutto è lecito. L'uomo si diverte ad andare controtendenza. L'esubero di tempo è un delittuoso castigo.

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