sabato 6 ottobre 2012

Non ha mai saputo raccontare dal principio. Anche adesso, sembra che stia cercando un punto significativo da cui cominciare, mentre mi guarda oltrepassandomi, arrampicandosi a ritroso attraverso flashforward  che lo conducono inesorabilmente all'attimo in cui, muovendo le labbra, emette un suono che timidamente sporge la testa assicurandosi che non vi siano pericoli in vista: è un predatore, che teme le sue prede. Sono gli occhi, dicono, lo specchio dell'anima, e nei suoi occhi mi sorride l'abisso riflesso da una superficie che ha rovesciato le prospettive; ciò che lontano attira la sua attenzione, ha dimensioni titaniche mentre, chi si approssima a lui, le onde che spingendosi si motivano l'una con l'altra, appaiono sempre più piccole, sino a scadere nell'approssimazione dell'indeterminato. Il luogo dove gli è negato l'accesso è morbido al tatto, soave, ma lo respinge non appena un sorriso aleggia, con piume di cera, sul suo volto capovolto da un unico interrogativo.

" CantSpeak "

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