venerdì 6 aprile 2012

Seduto in quel caffè spostandosi al pub ritrovandosi sulla solita panchina arrotola sigarette con dita tremanti. Sono anni che sparge tabacco lungo le solite vie che percorre abbozzando occhiate alle sbiadite istantanee dei luoghi che attorno non sono mai cresciuti, nonostante i suoi arti ora sfuggano di qualche centimetro dagli orli delle maniche. Indossa tutto quello che raccoglie dalla sua stanza, comprese crepe e macchie d'umidità e muffa, e sotto quelle vesti rattrapisce sin quasi a scomparire, ma non del tutto, c'è sempre del tabacco sopra i palmi delle strade che divora. Sulla solita panchina, arrotolando sigarette, Spider arrotola i propri ricordi, cercando un punto d'incontro, una evidenza, una boccata d'aria salutare per la sua mente che si ritrae dietro il cranio, dietro gli spigoli, dentro le mutande della titolare della pensione, arrotola se stesso e il cielo grigio e i fumi delle fabbriche e sua madre morta resuscitata in una patata. Dal giorno in cui sua madre divenne una patata e una prostituta dalle grosse tette disse un giorno di essere sua madre, dal giorno in cui suo padre uccise la madre per portarsi a letto quella grassa vacca rancida, rancida di porto e sperma, da quel giorno Spider attende la giusta vibrazione, l'esatto peso che faccia scattare la trappola che con tanta pazienza ha intessuto in tutti questi anni.

" il vino "

Nessun commento:

Posta un commento