giovedì 7 giugno 2012

Agg ripone il cilindro nello scomparto, mai che qualcosa di buono ne venisse fuori. Eppure, gli avevano assicurato, il cilindro non presentava alcuna anomalia funzionale, glielo mostrarono anche, tirando fuori un altro cilindro, identico, quello che in quel momento desiderava. Gli diedero il suo, mentre l'altro, il sosia, svanì nel baule che l'uomo della manutenzione portava sempre con sè. Una testuggine. Assomigliava, con gli arti che uscivano fuori dalle cinghie avvolte sulle spalle e attorno alla vita, e uno sguardo lento, invernale, che lasciava profonde impronte là dove si posava, come se ogni cosa fosse avvolta dalla neve. Rabbrividendo, distolse la sua attenzione da quella zona di memoria, andando più in là, sino al momento presente, quello in cui, senza dare l'impressione di muoversi sotto l'influsso di qualche decisione appena presa, apre lo scomparto dove il cilindro, lasciato cadere dove si è posato, inghiotte l'oscurità e il braccio di Agg. Agg ritrae l'arto, intero, simile a com'era entrato, identico. Prova a muoverlo; risponde ad ogni suo comando, prontamente, troppo... ha come l'impressione che sia il braccio a pensare, e la sua mente a muoversi, di conseguenza. Perplesso, si trascina stancamente a letto; è presto, ma ha bisogno di riflettere, e solo quando dorme riesce a dare un senso ai suoi pensieri. Agg Qual si solleva come una molla non appena la sveglia suona, ma non quel giorno, non quel mattino, allunga il braccio a zittirne l'impudenza e girandosi dalla parte opposta si ritrova nel suo stesso mondo di sempre, apparentemente. E' ormai mezzogiorno quando si alza, affamato, e con un bisogno impellente da soddisfare. In bagno, Agg vede qualcosa fluttuare al di là della finestra, Buddha, sembra un Buddha, se ne accorge dallo sguardo, il viso, gli occhi, ridenti eppure seri; non gli sembra strano che un essere stia a gambe incrociate dietro la sua finestra. Vorrebbe invitarlo ad entrare, ma sparisce non appena batte le palpebre. Buddha è uscito dal mio cilindro? E' lì, ora? Si chiede Agg. E' un simbolo quel cilindro, mostra più di quanto cela, e cela più di quanto mostra. L'intera mia esistenza, riflette Agg, è un simbolo. Di chi? Chi dovrebbe interpretarmi? Accumulo energie, ma a beneficio di chi? Emergendo dalla coltre nebulosa dei suoi pensieri, si accorge che il braccio lo sta trascinando fuori, ha aperto la porta e tirandolo per la spalla lo spinge sino in strada. Agg ripone fiducia nel suo braccio, così si lascia ingoiare dal flusso migratorio degli umani, un sistema circolatorio attraversato da sporadici barlumi di consapevolezza... cosa irroriamo? quale immenso corpo? Tutto ciò che è perduto, si perpetua di morte in vita, di vita in morte. Agg assorbe nomi che non hai mai dato, dimentica di averli mai pronunciati. Non distingue più, non è più di alcuna utilità. Assorbito dall'indomita e fluente chioma delle precipitazioni in atto, Agg si lascia travolgere, travolgendo ogni cosa.

" alba blu "

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