mercoledì 6 giugno 2012

Sedersi attorno a un fuoco. Accende il fuoco, immagina che l'incendio divampi divorando ogni imperativo, le regole che nemmeno accorgendosi s'impone. Spari a salvia. Lo vide, vide l'interno del suo cranio, l'emisfero destro, brillare di fiamme, e vide, li vide i piccoli ometti prendersi gioco di lui. Sfrega le mani. Sfrega il sesso e le mani. Un ventre tiepido, vuoto che scoraggia, vuoto verso il quale ogni cosa, persino il terrore, si precipita. L'equilibrio si mantiene fra gli occhi. Lì danza sino a capogiro. Lì muore sino al respiro. Meglio non illudersi mia cara, cosa ti resta di me che tu possa assaporare ancora? Cosa? Ogni giorno che passa, ogni ora, una spina si conficca sull'immagine, un tempo ideale, che tu hai di me. Cosa ti resta? Recriminazioni. Stati d'animo strizzati dalle budelle. Nutrendosi della vostra immagine, delle emozioni cresciute come piante esotiche nelle vostre serre ideali, fugge non appena si dia l'occasione di approfondire la conoscenza, fugge con la flebo ancora attaccata al braccio, dove goccia dopo goccia, si esaurisce il vivificante liquido nutritivo distillato dalle premurose e affettuose ondate che riversate su di lui, nei giorni prima, negli istanti prima che possiate approfondirne la conoscenza, facendo aderire la verità, mostruosa e amara, al miraggio che aveva obnubilato ogni vostro discernimento. Eppure... persino qualcosa che non esiste, qualcosa che non è, una proiezione, ha così tanto potere da modificare la chimica e la psiche tanto da animarsi quasi come se si fosse qualcosa di diverso e rinato, un frutto maturo che assapora la propria polpa, un fiore che s'inebria del proprio odore... se riuscissimo ad avere quella volontà... alcuni elementi in evidenza solo dopo un setaccio..

" Mary Jane's Last dance "

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