" I nostri errori sono necessari, sono necessari per sviluppare la
nostra individualità, e vanno riconosciuti nel loro vero significato per
aiutarci a liberarci veramente " , cosi ho letto dalla Mitobiografia di Bernhard.
E
così qualche tempo fa parlai e incontrai un amico che da parecchio mi
sgusciava via e lui disse la stessa cosa di me! E allora ci fermammo
dentro una tazza bollente di caffè a parlare e poi mi disse qualcosa che
ho ritrovato in questa frase che così estrapolata può non significare
nulla o troppo e quindi ancora più nulla ma mi confidò, raccontandosi,
che a volte riandava ad alcuni momenti della sua vita, e intensamente le
emozioni lo scuotevano, momenti in cui avrebbe, con il senno di poi,
agito diversamente, tutta quella serie di errori e cantonate e
imbarazzi... oh mi disse, proprio con queste parole, quanti impacci. Mi
disse che ripensandoci si sentiva come allora, furioso o imbarazzato a
disagio o in colpa, comunque inadeguato, e che per un attimo ha inteso, e
se come sono ora, potessi rimettermi in quei panni e tirarmi fuori con
brillantezza e acume e con totale padronanza? Una domanda retorica mi
parve al momento, ma non subito dopo perchè senza trasalire mi confidò
che no, non sarebbe come è ora. Tutti quegli abbagli, e frustrazioni e
sconforto anche, tutta l'erosione di quello che credeva di essere, tutto
lo sfacelo insomma, è come se lo avesse guidato ad essere come è ora.
Non migliore. Non più opportuno. Solo un poco più consapevole, ma giusto
un sospiro, e ad accettarsi, senza più sprofondare nell'inadeguatezza.
Ecco, mi disse, sarei come ora? Forse la mia vita sarebbe diversa, forse
sarei collettivamente più realizzato, ma sarei in grado di vedermi,
come ora, distintamente riflesso? Alzandosi si diede un ultimo sguardo
allo specchio, con la coda dell'occhio come quando nel cielo sorprendi
le stelle svelarsi prima di occultarsi nuovamente. Un cenno come a dire
non perdiamoci di vista.
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